Avv. Antonella Anselmo 

  1. Laicità

Le democrazie “pluraliste” producono ordinamenti laici, fondati sul primato della “persona”, la sola chiamata a esprimersi quando si tratta delle proprie scelte esistenziali e genitoriali. I diritti personalissimi sono fondamentali e intangibili, purché non compromettano altri valori di rilievo primario. La sfida della post-modernità, a fronte degli imponenti flussi migratori su scala mondiale, impone di garantire il confronto di diverse possibilità, eticamente sensibili, attribuendo alle stesse pari dignità. Il pluralismo parte dalla constatazione che le persone hanno valori diversi e diverse visioni della vita. Questo implica il diritto della persona (ma anche, di conseguenza, la libertà e la responsabilità) di scegliere e agire di conseguenza, sicché eventuali interferenze o divieti dello Stato, se non giustificati, comportano violazioni della sfera personale e dei diritti fondamentali. L’ordinamento laico garantisce la scelta del cittadino e della cittadina in merito alla salute, alla vita privata e familiare, alla responsabilità genitoriale; è la scelta (nei limiti delle umane possibilità) sul come vivere concretamente, e poi amare, riprodursi, curarsi, interpretando il senso “personalissimo” della propria dignità e del percorso unico e irripetibile della propria esistenza. La laicità dell’ordinamento consente di attuare concretamente libertà e responsabilità individuali. Al principio “personalistico”, appena descritto, la nostra Costituzione affianca il principio “solidaristico”. È l’impegno della Repubblica volto a rimuovere gli ostacoli che impediscono all’individuo il pieno svolgimento della sua personalità. E il biodiritto riconosce nell’autodeterminazione il primato della persona. Per il raggiungimento di tale obiettivo si adottano tecniche di diritto mite (soft law), in modo da addolcire l’intervento del legislatore allorché lo stesso debba incidere sulla sfera più intima della persona. Il diritto mite si fonda su norme flessibili, in grado di offrire un ventaglio di facoltà all’individuo. Non pone divieti ma, nel rispetto di poche disposizioni di legge, garantisce un minimo di tutela per mettere la persona nelle migliori condizioni di scegliere, purché le sue scelte non violino l’ordine pubblico, la sicurezza o altri valori primari. In tema di salute riproduttiva e sessuale le donne sono le più esposte. Il coinvolgimento totale del proprio corpo nella gestazione implica un rapporto strettissimo con la filiazione e la genitorialità. Assume poi un significato preponderante anche l’assistenza del medico, la figura professionale che in “scienza e coscienza” può suggerire in concreto la migliore cura. Per questa ragione un ordinamento realmente laico e democratico è uno spazio di sicurezza della persona volto a garantirne l’autodeterminazione. La Storia insegna che la forza dei diritti delle donne è direttamente proporzionale alla solidità democratica e laica dei contesti sociali in cui le stesse vivono quotidianamente. Più recentemente, l’impianto “laico” e “pluralista” del diritto internazionale e interno – già minacciato da instabili equilibri geopolitici – è stato messo in discussione dall’azione continua di erosione in danno della salute riproduttiva e sessuale femminile.

  1. L’Asse religiosa contro le donne.

Un asse del male contro le donne”: è l’allarme che lancia Rachel Harris, esponente della Ong, Women Environment And Development Organization all’esito della Conferenza Onu, Rio + 20, sullo sviluppo sostenibile. Il 22 giugno 2012 il Vaticano (che ha la veste di Osservatore, senza diritto di voto), alcuni Paesi Islamici[1] e altri fortemente cattolici[2] riescono a eliminare il paragrafo 244 del testo finale della Conferenza, quello dedicato ai diritti sessuali e riproduttivi delle donne e alla pianificazione familiare. Contro i diritti all’aborto, alla contraccezione, alla maternità sicura, i Paesi a forte vocazione religiosa si scagliano per imporre la propria visione. Un fallimento per le Ong, per le donne, per i Giovani[3], per i Sindacati, per la comunità scientifica[4], per paesi come gli Stati Uniti e la Norvegia che lamentano la cancellazione della salute riproduttiva e sessuale, punto fondante delle politiche per lo sviluppo sostenibile. I dati mondiali sono allarmanti: sarebbero 22 milioni gli aborti effettuati in condizioni critiche e occorrerebbero 13 milioni di ginecologici abortisti per risolvere il problema della mortalità da aborti clandestini. Anche l’OMS, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, pubblica le sue Raccomandazioni per la promozione della salute riproduttiva e sessuale[5]. Il braccio di ferro tra religione e laicità si  manifesta anche in Europa: è il caso della Relazione dell’europarlamentare Estrela[6] che si occupa di lotta contro la violenza in relazione ai diritti sessuali e riproduttivi delle donne e che intende regolamentare l’obiezione di coscienza dei sanitari, strumento abusato e di fatto “politico” che impedisce in molti casi l’applicazione delle leggi sull’aborto. L’Italia è il Paese dove il fenomeno è gravissimo, circostanza che emerge[7] dalla Decisione del Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa. La Relazione Estrela viene bloccata dal fronte cattolico. A marzo 2015 si giunge al compromesso politico con la Risoluzione Tarabella[8] che rimette la questione della regolamentazione dell’obiezione di coscienza alla competenza dei Singoli Stati Membri. Il tutto mentre imperversano le polemiche in Italia per la diffusione in Europa della pillola contraccettiva ElleOne[9]. La posizione del Vaticano contro l’ONU e le Agenzie internazionale si fonda su tre direttrici[10]. In primo luogo, mediante un’operazione di revisionismo linguistico che trasforma il “gender” in “identità sessuale biologica”, si accusano gli Organismi internazionali  di diffondere, in ambito formativo, un’ideologia gender post-umana che cancellerebbe le differenza tra uomo e donna. Una “truffa culturale“, dichiara la Ministra dell’Istruzione Giannini[11], una falsa ricostruzione dei Gender Studies, sostengono autorevoli Associazioni[12], tra cui l’Associazione Italiana di Psicologia e la Società Italiana delle Storiche. La medesima operazione si registra sulle nozioni giuridiche di base del diritto internazionale. Il principio “personalistico” alla base dei diritti umani fondamentali (che nella laicità ha valenza ampia, etica e filosofica) diviene “antropocentrismo deviato”, egoistico e consumistico[13]. Il fine ultimo è la negazione dei diritti fondamentali, nella misura in cui gli stessi non risultino subordinati alla visione religiosa. In secondo luogo la Chiesa agisce mediante la lotta al riconoscimento di relazioni affettive diverse dalla visione cristiana della famiglia: le unioni civili. Dal Sinodo delle Famiglie[14] emerge chiaramente come la famiglia cristiana, per far fronte alla crisi della fede, assurga a primo strumento politico di evangelizzazione delle società e diffusione della visione cristiana. Crisi che in parte è stata determinata anche dagli scandali della pedofilia all’interno della gerarchia ecclesiastica. E non può sottacersi che l’ONU ha sollecitato il Vaticano a presentare chiarimenti circa le iniziative assunte per combattere un fenomeno dalle proporzioni allarmanti, per di più mascherato dalle coperture evidenti da parte della gerarchia ecclesiastica[15]. Infine la Chiesa condanna la mancanza di politiche fondate sul rispetto della Terra e delle sue risorse[16], ma non prende posizione sulle azioni necessarie per contrastare le gravissime discriminazioni di genere che si registrano in tutto il mondo: 62 milioni di ragazze ancora non vanno a scuola, 220 milioni di donne non hanno accesso a metodi contraccettivi, una ragazza su tre si sposa prima dei 18 anni. Nel settembre 2015, nel corso del vertice straordinario dell’Onu, viene adottata l’Agenda 2030 sullo Sviluppo sostenibile: 17 traguardi suddivisi in 169 obiettivi, tra cui la lotta alla povertà e alla fame, l’accesso all’acqua, il diritto al lavoro, alla salute, il contrasto alla discriminazione e alla violenza di genere. L’obiettivo 3.7 concerne i servizi per la salute sessuale e riproduttiva. Un passo timido, sostengono le ONG femminili, in quanto privo di adeguate risorse pubbliche, carente dell’ampio respiro che ha caratterizzato la Conferenza del Cairo e la Piattaforma di Pechino. Per il Vaticano sono moralmente inaccettabili i servizi di pianificazione familiare che non rispettano la libertà dei coniugi, la dignità umana e i diritti umani degli interessati[17]. Riecheggia la tesi dei “valori non negoziabili” e della crisi antropologica. Frattempo in Italia scoppiano le polemiche contro il disegno di legge sulle Unioni Civili, resosi necessario in seguito alle decisioni dei Tribunali internazionali che censurano l’ingiustificato  ritardo italiano. Alcuni parlamentari cattolici, nell’ottobre 2015, presentano un emendamento in materia di servizi medici per combattere la sterilità e infertilità, che inasprisce le pene nei casi di gestazione per altri (o surrogazione per maternità)[18], concependolo fantasiosamente come “reato universale”. L’emendamento non discrimina in alcun modo i casi di oppressione e sfruttamento della donna gestante dai casi, del tutto diversi, di consenso volontario, consapevole e del tutto estraneo ai fini di profitto economico. Inoltre il fronte cattolico intende punire anche i comportamenti avvenuti all’estero, varcando i limiti della territorialità della legge penale e assimilando la GPA ai crimini contro l’umanità: il genocidio, la tratta, la riduzione in schiavitù. Il bene giuridico leso non è il futuro bambino (che non nascerebbe affatto) né la singola donna, che in caso di consenso volontario e consapevole, ovviamente non può essere persona offesa. La violazione risiederebbe nella negazione della dignità e della libertà delle donne (concetti concepiti in astratto, coerentemente alla visione cristiana, prescindendo dalle condizioni concrete in cui avviene la GPA e dalla scelta operata dalla donna). Poco dopo si rilancia anche in Italia l’appello internazionale che chiede ai Governi di mettere al bando in tutto il mondo la pratica della gestazione per altri, senza se e senza ma, perché lesiva della dignità della donna.

Anche l’Europarlamento interviene condannando tale pratica medica[19].

La campagna giornalistica[20] che segue, spesso dai toni terroristici, non spiega cosa realmente disciplinano leggi come quelle vigenti in USA, in Canada o in UK che ammettono la GPA solo a determinate condizioni ponendo limiti rigorosi e tutele incentrate sull’ autodeterminazione e sulla scelta volontaria e consapevole della donna. Il dibattito politico diviene ideologico, si arriva a falsare la realtà, come se i sostenitori delle unioni civili fossero contro la famiglia tradizionale. Si spacca il Paese e con esso il partito di governo. Si mette in moto una crociata che di fatto coinvolge la scienza, la laicità e l’autodeterminazione delle donne.

Al di là delle unioni civili, la posta in gioco è anche il futuro delle donne.

[1] Siria, Egitto, Arabia Saudita.

[2] Cile, Polonia

[3] Stockolm Resilience Centre.

[4] Scienza e Comunità Tecnologica.

[5] Giornata Mondiale per l’accesso sicuro e legale all’aborto.

[6] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A7-2013-0306+0+DOC+XML+V0//IT

[7]  il Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa ha ufficialmente riconosciuto che l’Italia viola i diritti delle donne che -alle condizioni prescritte dalla legge 194/1978 – intendono interrompere la gravidanza, a causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza. Il ricorso è stato presentato contro l’Italia al fine di accertare lo stato di disapplicazione della legge 194/1978 e il Comitato Europeo ha accolto tutti i profili di violazione prospettati. Si veda www.coe.int/socialcharter

[8] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-%2F%2FEP%2F%2FNONSGML%2BCOMPARL%2BPE-541.538%2B02%2BDOC%2BPDF%2BV0%2F%2FIT

[9] Resoconto completo in http://www.farmacia.it/index.php/news/articolo/74/13461

[10] La posizione ufficiale è reperibile in Radio Vaticana e Avvenire. Vd. anche Stefano Fontana, Centro Pastorale Paolo VI: “Tutto ha avuto inizio al Cairo. L’ideologia post umana degli organismi internazionali“.

[11] http://ilmattino.it/primopiano/scuolaeuniversita/gender_giannini_scuole_truffa_culturale_riforma-1248041.html

[12] Associazione Italiana di Psicologia, http://www.aipass.org/node/5828; http://www.aipass.org/files/AIP_position_statement_diffusione_studi_di_genere_12_marzo_2015(1).pdf; Società Italiana delle Storiche, http://www.societadellestoriche.it/index.php?option=com_content&view=article&id=526:documento-della-sis-sui-recenti-interventi-contro-l-uso-della-categoria-del-gender-in-contesti-scolastici-e-formativi&catid=110&Itemid=292

[13] Laudato sì, Enciclica sulla cura della casa comune.

[14] Sinodo dei Vescovi, XIV Assemblea Generale Ordinaria, Instrumentum Laboris, Famiglia ed evangelizzazione).

[15] Relazione ONU, 2014, 25 febbraio http://tbinternet.ohchr.org/Treaties/CRC/Shared%20Documents/VAT/CRC_C_VAT_CO_2_16302_E.pdf

http://www.uaar.it/ateismo/controinformazione/pedofilia-ecclesiastica/; http://www.lemonde.fr/europe/article/2013/12/04/pedophilie-le-vatican-refuse-de-communiquer-ses-information-a-l-onu_3524854_3214.html

[16] Laudato sì, Enciclica sulla cura della casa comune.

[17] Tra cui, nella visione cristiana, gli ovociti e gli embrioni.

[18] Il carattere strumentale dell’iniziativa volto a bloccare il DDL è dichiarato anche dal Ministro dell’Interno. Il DDL Cirinnà non contempla affatto la GPA, già punita dalla L. 40/2004.

[19] L’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha votato il “Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2014 e la politica dell’Unione europea in materia”. L’eurodeputato popolare slovacco Miroslav Mikolasik ha proposto un emendamento contro la maternità surrogata che è passato. Il testo dell’emendamento afferma che il Parlamento «condanna la pratica della surrogazione, che compromette la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce; ritiene che la pratica della gestazione surrogata che prevede lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per un ritorno economico o di altro genere, in particolare nel caso delle donne vulnerabili nei paesi in via di sviluppo, debba essere proibita e trattata come questione urgente negli strumenti per i diritti umani» (paragrafo 114). Ma vd. http://www.lanuovabq.it/it/articoli-leuropa-boccialutero-in-affittobene-mica-tanto-14728.htm

[20] Sulla stigmatizzazione dell’aborto, nei Media. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4192850/

ni Unite della Cassazione, con la sentenza 16303 del 20.6.2018, si sono pronunciate sul problema della commissione di massimo scoperto applicata dalle banche in rapporto alla normativa antiusura.

Il principio di diritto enunciato è stato il seguente: “Con riferimento ai rapporti svoltisi, in tutto o in parte, nel periodo anteriore all’entrata in vigore delle disposizioni di cui all’art. 2 bis d.l. n. 185  del 2008, inserito dalla legge di conversione n. 2 del 2009, ai fini della verifica del superamento del tasso soglia dell’usura presunta come determinato in base alle disposizioni della legge n. 108 del 1996, va effettuata la separata comparazione del tasso effettivo globale d’interesse praticato in concreto e della commissione di massimo scoperto (CMS) eventualmente applicata – intesa quale commissione calcolata in misura percentuale sullo scoperto massimo verificatosi nel periodo di riferimento – rispettivamente con il tasso soglia e con la “CMS soglia”, calcolata aumentando della metà la percentuale della CMS media indicata nei decreti ministeriali emanati ai sensi dell’art. 2, comma 1, della predetta legge n. 108, compensandosi, poi, l’importo della eventuale eccedenza della CMS in concreto praticata, rispetto a quello della CMS rientrante nella soglia, con il “margine” degli interessi eventualmente residuo, pari alla differenza tra l’importo degli stessi rientrante nella soglia di legge e quello degli interessi in concreto praticati“.

Testo integrale della sentenza