Una categoria autonoma di beni culturali: gli “studi d’artista”

Ho scritto più volte che, a partire dall’epoca romantica, l’artista ha acquisito, nella considerazione sociale, una posizione di assoluto rilievo, in un certo senso è divenuto la “punta di diamante” della borghesia intellettuale.
Proprio da questo è nata, in Francia, dalla fine dell’Ottocento, l’abitudine di considerare una sacralità laica i luoghi dove l’artista abbia svolto durevolmente la propria attività, lasciandovi le tracce dei suoi percorsi creativi.
Sono state così ricostruite la casa di Corneille a Rouen, gli ateliers di Delacroix, Schäffer, Henner, Rodin ecc. nonché la casa di Victor Hugo, a Parigi; ma anche, in Italia, le case di Bellini e Verga a Catania, di Pirandello ad Agrigento, di Puccini a Torre del Lago, di Verdi alle “Roncole di Busseto”, ecc.: tutte conservate come se l’artista vi fosse ancora presente.
Addirittura, a Torre del Lago, vi sono ancora, su un tavolo, le medicine che Puccini… [pdf]